La trasformazione digitale, che permette di apportare importanti cambiamenti nella gestione e nello sviluppo dei propri processi, è un’opportunità per tutte le imprese, di qualsiasi dimensione. Chiaramente cambiano l’approccio e la portata degli investimenti, che a loro volta incidono sul livello di digitalizzazione raggiungibile.
Industria 4.0: i vantaggi della digitalizzazione
Le ragioni per cui le imprese dovrebbero puntare sulla trasformazione digitale sono diverse. A seguito dei progetti già realizzati è chiaro innanzitutto l’aumento della competitività delle aziende, attraverso vantaggi quali:
- Il miglioramento dell’efficienza operativa, grazie ad un aumento dell’automazione, a cui segue anche la riduzione degli errori umani;
- La riduzione dei costi, con la massima ottimizzazione delle risorse e molti meno sprechi;
- Una miglior esperienza del Cliente, con soluzioni digitali pensate su misura per la gestione del processo commerciale e di customer care, con servizi online, assistenza continua e personalizzazione delle offerte;
- Maggior flessibilità e resilienza, in quanto la digitalizzazione permette un più rapido cambiamento di processi e attività, adattandosi in modo tempestivo a nuove necessità rilevate in azienda o sul mercato;
- Maggior monitoraggio dei propri processi e analisi approfondite, fondamentali per compiere scelte e prendere decisioni basate sui dati;
- Più innovazione, in quanto grazie alle applicazioni di industria 4.0 è più semplice gestire lo sviluppo di nuovi prodotti e processi;
- Più semplice gestione della conformità legislativa e maggior sicurezza, in quanto la digitalizzazione permette modelli e attività più controllati e in linea con gli obblighi normativi, così come aiuta a mantenere livelli di sicurezza elevati, sia per le risorse, che per le informazioni e i documenti.
I freni al cambiamento
Per quanto i vantaggi siano innumerevoli, non mancano alcuni fattori che, al momento, possono rappresentare un freno alla trasformazione digitale delle imprese. Secondo l’ultima ricerca condotta dall’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano, ad esempio, la conoscenza e la competenza degli operatori possono fare la differenza in un progetto di trasformazione digitale. Dallo studio del Politecnico emerge che il 96% delle grandi imprese conosce il tema, ma la percentuale cala drasticamente al 46% per le medie imprese. Nonostante ciò, il 57% delle grandi imprese afferma che è proprio la mancanza di competenze adeguate a fermare alcuni progetti di Industria 4.0, soprattutto se tecnologicamente molto avanzati. Si aggiungono, inoltre, temi quali il timore di non riuscire ad integrare in modo soddisfacente le nuove tecnologie con i sistemi IT esistenti e la mancanza di risorse economiche. Oltretutto, la carenza di semiconduttori, negli ultimi anni, ha causato un aumento dei prezzi e un ritardo nello sviluppo di alcuni prodotti.
Industria 4.0 e finanziamenti: opportunità per le imprese
Gli investimenti previsti da Piano di Ripresa e Resilienza (PNRR), in parte, sono dedicati proprio anche alla digitalizzazione. Sono circa 13 i miliardi messi a disposizione e, sempre secondo l’indagine svolta dal Politecnico, il 70% delle grandi aziende vede in questi fondi una grande opportunità per investire in Internet of Things e soluzioni per l’Industria 4.0.
Per agevolare le imprese interessate ad investire nella trasformazione digitale, inoltre, è stato introdotto un credito d’imposta per i progetti di Industria 4.0.
Il bonus Industria 4.0 è stato introdotto con la Legge di Bilancio 2020, rimodulato nel 2021 e confermato nel 2022 fino al 2025, con aliquote ridotte a partire dall’inizio del 2023. L’ultima proroga segue il decreto Milleproroghe, che ha spostato il termine a novembre 2023 per gli investimenti avviati nel 2022, con ordine deve risultare accettato entro il 31 dicembre 2022 e si sia pagato almeno il 20% del valore. La percentuale del credito di imposta varia a seconda dell’entità dell’investimento per i beni materiali strumentali (definiti nell’Allegato A della Legge di Bilancio 2017), con un massimo del 40% per investimenti fino a 2,5 milioni di euro. Per gli investimenti successivi al 2022, invece, sono confermate agevolazioni fino al 20% del costo dei beni. Quando i costi superano i 2,5 milioni, ma sono inferiori a 10 milioni, l’aliquota scende al 10% e, poi, al 5% per tutti gli investimenti superiori.
Invece, per i beni immateriali connessi, come software, applicazioni, servizi di cloud computing e system integration, è previsto un credito di imposta pari al 50% dei costi con un tetto di un milione per quanto avviato nel 2022. Percentuale che si attesta al 20% per gli investimenti entro dicembre 2023, al 15% nel 2024 e al 10% nel 2025.
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